Articolo di Insic sul questo delicato tema dei DPI per proteggersi dal contagio da Covid.
sabato 17 ottobre 2020
venerdì 24 gennaio 2020
Coronavirus. 5 link e 5 consigli per la sicurezza sul lavoro
Aggiornamento al 23 gennaio 2020
L'emergenza Coronavirus coinvolge l'aspetto della salute e sicurezza sul lavoro. Ecco 5 link e 5 consigliper il servizio prevenzione e protezione.
5 link utili
Ultimo bollettino dell’European Centre for Disease Prevention and Control (inglese)
5 Consigli per il
servizio prevenzione e protezione – Aggiornamento al 23 gennaio
1) Considerate a rischio le seguenti mansioni:
- - Personale impiegato in aeroporti, scali portuali,
dogane e aree con transito internazionale di persone in genere, con particolare
attenzione al traffico proveniente dalla Cina
- - Personale sanitario dei servizi di pronto soccorso
e di assistenza dei reparti di malattie infettive
- - Personale che opera viaggi all’estero con particolare
attenzione alla Cina e ai paesi nei quali il virus risulta diffuso.
2) Modificate tempestivamente le misure di prevenzione e protezione adottate per le infezioni per le mansioni eventualmente interessate. Scegliete i livelli di cautela necessari consultando le indicazioni degli organismi di cui sopra e coinvolgendo il medico competente, il management dell’azienda e i rappresentanti dei lavoratori.
3) Consultate i 5 link di cui sopra per aggiornare le
informazioni disponibili giorno per giorno (riferitevi solo a fonti ufficiali e
di autorevolezza riconosciuta)
4) Nel caso in cui il personale operi in paesi a rischio
considerate la possibilità di interrompere o rimandare le attività consultando
le fonti di cui sopra
5) formalizzate un’informativa ai lavoratori e ai loro
rappresentanti relativamente alle (eventuali) misure da intraprendere, procedure,
limitazioni e divieti stabiliti aggiornando la stessa in relazioni ai risultati
delle valutazioni di cui sopra. Curate in particolare l’aspetto della
comunicazione del rischio, coinvolgendo risorse adeguatamente preparate in tal
senso.
venerdì 10 gennaio 2020
Chernobyl Italia di Stefania Divertito - Recensione
Quello di Chernobyl
è considerato il più grave incidente nucleare della storia. A oltre 30 anni da
quel tragico 26 aprile del 1986 la narrazione dell’evento suscita orrore e
interesse allo stesso tempo. La gestione del rischio industriale come la
conosciamo oggi deve alcuni dei suoi punti più qualificanti anche all’analisi
di quell’incidente che ha, tra l’altro, condizionato le scelte e le politiche
energetiche di intere nazioni.
Cosa c’era quindi da dire dopo tanto tempo in Italia su
quell’incidente avvenuto in Ucraina? C’era da raccontarlo in modo semplice alle
nuove generazioni oltre che ai non addetti ai lavori e Stefania Divertito lo ha
fatto. Il testo di cui parliamo è un libro importante per almeno 3 motivi: è scritto
bene, è semplice e parla di persone. Il libro peraltro è arricchito anche da un’appendice
sulla storia dell’energia nucleare in Italia e sui problemi legati allo
smaltimento dei relativi rifiuti.
Paradossalmente il fatto che un libro sia scritto bene non è
più scontato. Sotto la spinta delle cose velocissime, delle autoproduzioni e
sotto il continuo attacco dei social media la lingua italiana sta passando periodi
difficilissimi. Leggere una cosa ben scritta a mio avviso rimane sempre un
piacere e in questo caso Stefania fa il suo mestiere di giornalista
argomentando, adottando un linguaggio chiaro ed efficace; con una scala di
tempi e avvenimenti che riesce ancora una volta a creare una tensione emotiva
sia in chi conosce i fatti sia in chi ci si affaccia per la prima volta.
Il testo è semplice e procede senza cedere mai alla
tentazione tecnicismi che snaturerebbero l’intento dichiarato fin dalle prime
pagine: ricordare cosa è successo all’epoca e cosa questo ha comportato dopo.
Il testo è, tra l’altro, arricchito da una bibliografia che permetterà a chi ne
avrà voglia di approfondire, tra l’altro attingendo anche alle numerose risorse
presenti sul web a cominciare dalla ricchissima pagina wikipedia.
Infine, si parla di persone ed è forse questo il punto forte
del libro perché ci restituisce la dimensione umana di quella tragedia. Si
raccontano singole storie, episodi di persone arrivate in Italia per scappare
delle aree contaminate e tutto questo serve. Dare la cifra di un incidente che
ha strappato alla loro terra decine di migliaia di famiglie. Il rischio di una
lettura asettica delle cifre quando i numeri sono così importanti è sempre in
agguato e questa lettura ci ricorda come accettando il rischio di eventi
particolarmente improbabili e al tempo stesso così gravi si possa perdere la
reale misura delle conseguenze umane di un incidente.
La domanda che rimane in sospeso è quella che ci siamo da
sempre posti come addetti ai lavori e come “normali” cittadini: dove va posta
l’asticella del rischio? Cosa siamo disposti ad accettare in cambio di
benessere, energia a basso costo e lavoro? Basterà approfondire con qualche
altra lettura per rendersi conto che gli effetti degli incidenti legati alle altre
fonti energetiche (prime tra tutte il carbone) sono numericamente altrettanto
importanti, se non peggiori. Ma il rischio del nucleare ha una valenza globale;
le letture su questo argomento e sulle tematiche ambientali non saranno mai abbastanza
finché non saremo capaci a comprendere la dimensione collettiva dei vantaggi e
dei problemi che queste comportano.
E’ un pezzo di storia: un fondamentale pezzo di storia che
non deve mai essere dimenticato.
sabato 5 ottobre 2019
Carne e tumori. Nuovi dati.
Ancora alla ribalta l'argomento "Carne e tumori."
Uno studio condotto in Canada
sull’associazione tra consumo di carne rossa e cancro ha riportato il tema alla
ribalta (settembre 2019). Come purtroppo siamo abituati a constatare, la solita
ondata di approssimazioni e disinformazione ha invaso social e media.
Dopo l’ennesimo “lo
studio che scagiona la carne”, “smentita
la fatwa sulla carne”, “finalmente
confermato che consumare carne fa bene” e altre simili… ecco dieci
domande e risposte per orientarsi meglio.
1) Cosa è la IARC
La IARC è l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. E’ un’agenzia indipendente finanziata
da 30 nazioni nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Australia,
Austria, Belgio, Brasile, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Ugheria,
India, Iran, Irlanda, Italia, Giappone, Marocco, Olanda, Norvegia, Qatar, Corea,
Russia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Regno Unito e USA).
2) Quali sono le
classificazioni IARC
La IARC classifica gli agenti
studiati in 4 categorie:
- Gruppo 1: Cancerogeni per
l’uomo (120 agenti)
- Gruppo 2A: Probabili cancerogeni
per l’uomo (82 agenti)
- Gruppo 2B: Possibili
cancerogeni per l’uomo (311 agenti)
- Gruppo 3: Non classificabili
cancerogeni per l’uomo (500 agenti)
3) La IARC ha classificato
cancerogena la carne rossa?
No. La IARC con la monografia 114/2018
ha classificato nel Gruppo 2A (probabile cancerogeno) il consumo di carne rossa
e in gruppo 1 (cancerogeno) il consumo di carne processata.
4) Questo significa che la
carne provoca il cancro?
No. Questo significa che il
complesso dei dati disponibili a livello mondiale alla data di pubblicazione
della monografia dimostra con sufficiente affidabilità che il consumo di carne
processata aumenta la probabilità di contrarre il cancro.
5) Perché la carne processata
ha una classificazione più severa?
Perché in questo caso i dati
dimostrano con maggiore chiarezza la correlazione tra il cancro e il consumo.
Nel caso della carne processata a livello industriale nella monografia si punta
il dito verso composti già noti come cancerogeni che si formano sia in fase di
produzione che di cottura. Nel caso della carne rossa non sottoposta a
trattamenti industriali l’evidenza non è così certa (limitata evidenza) e
quindi il giudizio finale è stato quello della classe 2A.
6) Perché gli studi di molti biologi
e nutrizionisti vengono usati per sollevare dubbi sulla classificazione IARC?
Perché é
un errore. Nel senso che per IARC non è rilevante il fatto che un
certo agente abbia effetti benefici su altri aspetti della salute. L’agenzia
verifica se le conoscenze scientifiche permettono o meno di associare un agente
al cancro. I numerosi studi sugli effetti benefici del consumo di carne non
sono in contrapposizione alle conclusioni della monografia.
7) Cosa dice lo studio canadese
del 2019?
La pubblicazione del 2019
prende in esame una serie di indagini e studi indicando che diminuendo il
consumo di 3 porzioni a settimana di carne rossa non diminuisce in modo
evidente il rischio di contrarre tumori.
8) Il nuovo studio smentisce la IARC?
No. Lo studio in esame aggiunge
elementi alla già labile classificazione IARC. La stessa Agenzia parla infatti
di limitate evidenze.
9) Dopo il nuovo studio la IARC
dovrà rivedere la classificazione?
Non è detto. La monografia IARC
ha una bibliografia di 800 citazioni. Qualora le nuove evidenze dovessero
assumere una rilevanza statistica significativa, l’argomento verrebbe ripreso
in carico come accade ed è accaduto nei riguardi di vari agenti.
10) Quindi come dobbiamo
comportarci?
Abbiamo la certezza che nelle
carni processate a livello industriale si sviluppano sostanze cancerogene così
come nelle cotture ad alte temperature. Abbiamo limitate certezze circa
l’associazione tra insorgenza di cancro e consumo di carni rosse così come
nutrizionisti che sottolineano i vantaggi associati allo stesso comportamenti.
Questo è quello che la scienza può affermare oggi e le nostre azioni,
così come per altri numerosi cancerogeni inseriti nelle liste di cui sopra,
possono prenderne atto o meno. L’importante è che ci si informi in modo
consapevole e non lasciandosi coinvolgere in crociate che non hanno senso
rispetto alla portata degli studi in esame.
A mio avviso, se esiste una
certezza, è che i prodotti molto processati dal punto di vista industriale
hanno una serie di caratteristiche, svantaggi e anche rischi per i quali personalmente
faccio di tutto per limitarne l’uso (ripeto: è una scelta individuale).
Santa Marinella (Rm) - 4 ottobre
2019
Stefano
Massera
Per approfondire:
In rete sono presenti
numerosi fonti italiane e straniere su questi argomenti.
Tra questi suggerisco:
·
Comprendere
la classificazione IRAC: Preambolo
·
Elenco
monografie IARC su www.iarc.fr
·
Monografia
IARC 114/2018
·
Consumo
di carni rosse e AIRC
sabato 21 settembre 2019
Leggere E-book è "green"?
Stiamo per comparare un e-reader e siamo assaliti da un dubbio: leggere e-book invece che libri di carta è una scelta ecologicamente vantaggiosa?
Per provare a rispondere a questo interrogativo dobbiamo andare a scovare le impronte ecologiche dei diversi prodotti.
La produzione di un libro di carta comporta consumo di cellulosa, acqua, energia e inchiostro oltre che emissioni dovute al trasporto in libreria o comunque a casa nostra.
Per l'e-reader dobbiamo invece considerare i metalli e la plastica per la produzione, i metalli necesari ai circuiti, l'energia e l'acqua per la produzione, il trasporto e il consumo di energia per il trasferimento di dati e l'accensione.
Dal punto di vista della CO2 (anidride carbonica) equivalente a quanto pare produrre un kindle grava per circa 170 Kg mentre un libro mediamente per 7,5 kg. Se i dati sono corretti alla lettura del 25° libro inizieremmo a far bene all'ambiente. Ci sono poi i consumi di energia degli e-reader che gravano per il 5-10%: diciamo per sicurezza che con 30 libri letti su un ebook dal punto di vista della CO2 equivalente dovremmo essere in bilancio positivo e aver fatto una scelta ecologicamente vantaggiosa.
C'è poi da consideare l'impronta idrica per la quale i dati non sono così chiari. In ogni caso per un e-reader si stimano oltre 300 l mentre per un libro di 100 pagine circa 250 l; considerato che produrre un e-book "costa" meno di mezzo litro di acqua, da questo punto di vista la bilancia sembra fortemente a favore del nostro difficile passo verso la tecnologia a discapito della carta.
Consideriamo inoltre il fine vita: al termine del suo ciclo vitale il libro può essere bruciato ("riciclato per produrre energia" direbbe qualcuno) mentre un e-reader qualche problema in più efettivamente lo comporta perché i trattamenti previsti per i rifiuti da apparecchiature elettroniche (RAEE) sono abbastanza articolati.
Ci sono infine i metalli e le tanto ambite terre rare contenute negli e-reader e certamente assenti nei libri salvo che qualcosa negli inchiostri. Da questo punto di vista la scelta dell'ebook diventa vantaggiosa solo per un elevato utilizzo.
Nel complesso ci sono, infine, dati che attestano che l'industria dei computer, telecomunicazioni, smartphone ecc. (ICT) sta incrementando verticalmente il suo contributo al global warming. Dall'1% di CO2 del 2007 è passata al 3,5% attuale e raggiungerà il 20% nel 2040. Un incremento così esponenziale sarà giustificato solo se con queste tecnologie riusciremo a ridurre senbilmente i trasporti e le produzioni convenzionali; diversamente avremo solo ulteriormente pegigorato le cose.
In definitiva: la scelta dell'ebook ispetto alla lettura tradizionale appare vantaggiosa dal punto di vista ambientale raccomandando un uso abbastanza massiccio del dispositivo.
Cerchiamo comunque altri dati e vedremo di approfondire ancora di più.
Fonti:
https://slate.com/technology/2010/08/are-ipads-and-kindles-better-for-the-environment-than-books.html
https://theconversation.com/how-smartphones-are-heating-up-the-planet-92793
https://www.inverse.com/article/42868-smartphones-increasing-carbon-footprint
Per provare a rispondere a questo interrogativo dobbiamo andare a scovare le impronte ecologiche dei diversi prodotti.
La produzione di un libro di carta comporta consumo di cellulosa, acqua, energia e inchiostro oltre che emissioni dovute al trasporto in libreria o comunque a casa nostra.
Per l'e-reader dobbiamo invece considerare i metalli e la plastica per la produzione, i metalli necesari ai circuiti, l'energia e l'acqua per la produzione, il trasporto e il consumo di energia per il trasferimento di dati e l'accensione.
Dal punto di vista della CO2 (anidride carbonica) equivalente a quanto pare produrre un kindle grava per circa 170 Kg mentre un libro mediamente per 7,5 kg. Se i dati sono corretti alla lettura del 25° libro inizieremmo a far bene all'ambiente. Ci sono poi i consumi di energia degli e-reader che gravano per il 5-10%: diciamo per sicurezza che con 30 libri letti su un ebook dal punto di vista della CO2 equivalente dovremmo essere in bilancio positivo e aver fatto una scelta ecologicamente vantaggiosa.
C'è poi da consideare l'impronta idrica per la quale i dati non sono così chiari. In ogni caso per un e-reader si stimano oltre 300 l mentre per un libro di 100 pagine circa 250 l; considerato che produrre un e-book "costa" meno di mezzo litro di acqua, da questo punto di vista la bilancia sembra fortemente a favore del nostro difficile passo verso la tecnologia a discapito della carta.
Consideriamo inoltre il fine vita: al termine del suo ciclo vitale il libro può essere bruciato ("riciclato per produrre energia" direbbe qualcuno) mentre un e-reader qualche problema in più efettivamente lo comporta perché i trattamenti previsti per i rifiuti da apparecchiature elettroniche (RAEE) sono abbastanza articolati.
Ci sono infine i metalli e le tanto ambite terre rare contenute negli e-reader e certamente assenti nei libri salvo che qualcosa negli inchiostri. Da questo punto di vista la scelta dell'ebook diventa vantaggiosa solo per un elevato utilizzo.
Nel complesso ci sono, infine, dati che attestano che l'industria dei computer, telecomunicazioni, smartphone ecc. (ICT) sta incrementando verticalmente il suo contributo al global warming. Dall'1% di CO2 del 2007 è passata al 3,5% attuale e raggiungerà il 20% nel 2040. Un incremento così esponenziale sarà giustificato solo se con queste tecnologie riusciremo a ridurre senbilmente i trasporti e le produzioni convenzionali; diversamente avremo solo ulteriormente pegigorato le cose.
In definitiva: la scelta dell'ebook ispetto alla lettura tradizionale appare vantaggiosa dal punto di vista ambientale raccomandando un uso abbastanza massiccio del dispositivo.
Cerchiamo comunque altri dati e vedremo di approfondire ancora di più.
Fonti:
https://slate.com/technology/2010/08/are-ipads-and-kindles-better-for-the-environment-than-books.html
https://theconversation.com/how-smartphones-are-heating-up-the-planet-92793
https://www.inverse.com/article/42868-smartphones-increasing-carbon-footprint
mercoledì 28 agosto 2019
Cellulari, tumori e 5G
Argomento difficile. Ecco 10 domande per iniziare a orientarsi.
10 domande su cellulari, tumori e 5G.
martedì 6 agosto 2019
Recensione "Amianto" di Alberto Prunetti
Mi rivolgo a chi fa il mio mestiere: agli igienisti
industriali, ai formatori, ai tanti specialisti e professionisti della
sicurezza. Ho appena finito di leggere il libro “Amianto” di Roberto Prunetti e
mi sento veramente in obbligo di spendere due parole per raccomandarlo a tutti. In particolare a chi, come me, si occupa di sicurezza sul lavoro e igiene
industriale per scelta di vita e attività lavorativa.
Amianto è un punto
di vista. E’ un punto di vista che non possiamo dimenticare o far finta di
perdere tra i meandri e i cavilli della legge che proviamo ad applicare e a far
rispettare. E’ il punto di vista di chi perde la vita, di chi lavora, di chi ha
dedicato l’esistenza ad andare aventi in una giungla di tubi di acciaio infestata
da nebbie di esalazioni ignote e disseminata di ostacoli più grandi di loro.
Il tema non c’è bisogno di raccontarlo. Al massimo
sintetizzarlo come la più grande tragedia della storia dell’igiene del lavoro.
Un errore industriale che ha tolto la vita finora ad almeno 4 milioni di
persone e con il quale dovremo continuare a combattere per numerosi altri
decenni.
La scrittura è vera, efficace, urlata e soave come serve per
chi non riesce più ad ascoltare. Verso chi pensa che il lavoro sia un concetto
del passato ma anche verso chi si è accoccolato tra le spire molli di una
società postindustriale dove la nostra comodità è spesso polvere sotto i tappeti
altrui. E’ un urlo verso tutto e tutti e così va letto. Non soffermatevi su
certe rapide e necessarie conclusioni, neanche sulle inevitabili inesattezze in
una materia così complessa: questo è il grido di dolore di una generazione che
si è immolata in nome di una crescita industriale che troppo spesso ha
innestato una marcia insostenibile. E verso uno stato e una collettività che,
in nome di quella velocità, hanno accettato rischi inaccettabili.
Si ride, si ride pure in questo testo. Si sorride nei
racconti di un’infanzia con le ginocchia sbucciate, condita dal sarcasmo
inimitabile dei toscani, immaginando questi uomini di altri tempi la cui forza
era pari solo alla loro bontà. Si sogna leggendo la convinzione dei loro ideali
e si soffre scoprendo la loro ingenuità di fronte a certi pericoli, a certe
storture a certe mostruosità. E’ un racconto di una generazione andata; andata
perché non siamo capaci più neanche di immaginarla in un mondo, quello di oggi,
dove quel passato è esattamente la realtà di altri. Un mondo dove oltre 110
nazioni ancora non hanno ritenuto di mettere al bando l’amianto, un agente
classificato cancerogeno da ormai oltre 45 anni.
La raccomandazione è quindi proprio per chi fa il nostro
lavoro. Per chi si occupa di rischi, di igiene del lavoro. L’augurio è che
testi come questo ci entrino dentro e ci aiutino a uscire dal torpore nel quale
siamo relegati troppo spesso da norme incomprensibili e raffinati sofismi.
Leggiamolo questo libro e riscopriamo le persone: l’unico
vero e nobile motore della nostra fortunata attività.
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