venerdì 24 gennaio 2020

Coronavirus. 5 link e 5 consigli per la sicurezza sul lavoro




Aggiornamento al 23 gennaio 2020

L'emergenza Coronavirus coinvolge l'aspetto della salute e sicurezza sul lavoro. Ecco 5 link e 5 consigliper il servizio prevenzione e protezione.

5 link utili

Ultimo bollettino dell’European Centre for Disease Prevention and Control (inglese) 


 
5 Consigli per il servizio prevenzione e protezione – Aggiornamento al 23 gennaio

1) Considerate a rischio le seguenti mansioni:
-     - Personale impiegato in aeroporti, scali portuali, dogane e aree con transito internazionale di persone in genere, con particolare attenzione al traffico proveniente dalla Cina
-     - Personale sanitario dei servizi di pronto soccorso e di assistenza dei reparti di malattie infettive
-     - Personale che opera viaggi all’estero con particolare attenzione alla Cina e ai paesi nei quali il virus risulta diffuso.

2) Modificate tempestivamente le misure di prevenzione e protezione adottate per le infezioni per le mansioni eventualmente interessate. Scegliete i livelli di cautela necessari consultando le indicazioni degli organismi di cui sopra e coinvolgendo il medico competente, il management dell’azienda e i rappresentanti dei lavoratori.
3) Consultate i 5 link di cui sopra per aggiornare le informazioni disponibili giorno per giorno (riferitevi solo a fonti ufficiali e di autorevolezza riconosciuta)
4) Nel caso in cui il personale operi in paesi a rischio considerate la possibilità di interrompere o rimandare le attività consultando le fonti di cui sopra
5) formalizzate un’informativa ai lavoratori e ai loro rappresentanti relativamente alle (eventuali) misure da intraprendere, procedure, limitazioni e divieti stabiliti aggiornando la stessa in relazioni ai risultati delle valutazioni di cui sopra. Curate in particolare l’aspetto della comunicazione del rischio, coinvolgendo risorse adeguatamente preparate in tal senso.

venerdì 10 gennaio 2020

Chernobyl Italia di Stefania Divertito - Recensione









Quello di Chernobyl è considerato il più grave incidente nucleare della storia. A oltre 30 anni da quel tragico 26 aprile del 1986 la narrazione dell’evento suscita orrore e interesse allo stesso tempo. La gestione del rischio industriale come la conosciamo oggi deve alcuni dei suoi punti più qualificanti anche all’analisi di quell’incidente che ha, tra l’altro, condizionato le scelte e le politiche energetiche di intere nazioni.
Cosa c’era quindi da dire dopo tanto tempo in Italia su quell’incidente avvenuto in Ucraina? C’era da raccontarlo in modo semplice alle nuove generazioni oltre che ai non addetti ai lavori e Stefania Divertito lo ha fatto. Il testo di cui parliamo è un libro importante per almeno 3 motivi: è scritto bene, è semplice e parla di persone. Il libro peraltro è arricchito anche da un’appendice sulla storia dell’energia nucleare in Italia e sui problemi legati allo smaltimento dei relativi rifiuti.
Paradossalmente il fatto che un libro sia scritto bene non è più scontato. Sotto la spinta delle cose velocissime, delle autoproduzioni e sotto il continuo attacco dei social media la lingua italiana sta passando periodi difficilissimi. Leggere una cosa ben scritta a mio avviso rimane sempre un piacere e in questo caso Stefania fa il suo mestiere di giornalista argomentando, adottando un linguaggio chiaro ed efficace; con una scala di tempi e avvenimenti che riesce ancora una volta a creare una tensione emotiva sia in chi conosce i fatti sia in chi ci si affaccia per la prima volta.
Il testo è semplice e procede senza cedere mai alla tentazione tecnicismi che snaturerebbero l’intento dichiarato fin dalle prime pagine: ricordare cosa è successo all’epoca e cosa questo ha comportato dopo. Il testo è, tra l’altro, arricchito da una bibliografia che permetterà a chi ne avrà voglia di approfondire, tra l’altro attingendo anche alle numerose risorse presenti sul web a cominciare dalla ricchissima pagina wikipedia.
Infine, si parla di persone ed è forse questo il punto forte del libro perché ci restituisce la dimensione umana di quella tragedia. Si raccontano singole storie, episodi di persone arrivate in Italia per scappare delle aree contaminate e tutto questo serve. Dare la cifra di un incidente che ha strappato alla loro terra decine di migliaia di famiglie. Il rischio di una lettura asettica delle cifre quando i numeri sono così importanti è sempre in agguato e questa lettura ci ricorda come accettando il rischio di eventi particolarmente improbabili e al tempo stesso così gravi si possa perdere la reale misura delle conseguenze umane di un incidente.
La domanda che rimane in sospeso è quella che ci siamo da sempre posti come addetti ai lavori e come “normali” cittadini: dove va posta l’asticella del rischio? Cosa siamo disposti ad accettare in cambio di benessere, energia a basso costo e lavoro? Basterà approfondire con qualche altra lettura per rendersi conto che gli effetti degli incidenti legati alle altre fonti energetiche (prime tra tutte il carbone) sono numericamente altrettanto importanti, se non peggiori. Ma il rischio del nucleare ha una valenza globale; le letture su questo argomento e sulle tematiche ambientali non saranno mai abbastanza finché non saremo capaci a comprendere la dimensione collettiva dei vantaggi e dei problemi che queste comportano.
E’ un pezzo di storia: un fondamentale pezzo di storia che non deve mai essere dimenticato.



sabato 5 ottobre 2019

Carne e tumori. Nuovi dati.



Ancora alla ribalta l'argomento "Carne e tumori."
Uno studio condotto in Canada sull’associazione tra consumo di carne rossa e cancro ha riportato il tema alla ribalta (settembre 2019). Come purtroppo siamo abituati a constatare, la solita ondata di approssimazioni e disinformazione ha invaso social e media.

Dopo l’ennesimo “lo studio che scagiona la carne”, “smentita la fatwa sulla carne”, “finalmente confermato che consumare carne fa bene” e altre simili… ecco dieci domande e risposte per orientarsi meglio.



1) Cosa è la IARC

La IARC è l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. E’ un’agenzia indipendente finanziata da 30 nazioni nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Ugheria, India, Iran, Irlanda, Italia, Giappone, Marocco, Olanda, Norvegia, Qatar, Corea, Russia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Regno Unito e USA).

2) Quali sono le classificazioni IARC

La IARC classifica gli agenti studiati in 4 categorie:

-       Gruppo 1: Cancerogeni per l’uomo (120 agenti)

-       Gruppo 2A: Probabili cancerogeni per l’uomo (82 agenti)

-       Gruppo 2B: Possibili cancerogeni per l’uomo (311 agenti)

-       Gruppo 3: Non classificabili cancerogeni per l’uomo (500 agenti)


3) La IARC ha classificato cancerogena la carne rossa?

No. La IARC con la monografia 114/2018 ha classificato nel Gruppo 2A (probabile cancerogeno) il consumo di carne rossa e in gruppo 1 (cancerogeno) il consumo di carne processata.


4) Questo significa che la carne provoca il cancro?

No. Questo significa che il complesso dei dati disponibili a livello mondiale alla data di pubblicazione della monografia dimostra con sufficiente affidabilità che il consumo di carne processata aumenta la probabilità di contrarre il cancro.


5) Perché la carne processata ha una classificazione più severa?

Perché in questo caso i dati dimostrano con maggiore chiarezza la correlazione tra il cancro e il consumo. Nel caso della carne processata a livello industriale nella monografia si punta il dito verso composti già noti come cancerogeni che si formano sia in fase di produzione che di cottura. Nel caso della carne rossa non sottoposta a trattamenti industriali l’evidenza non è così certa (limitata evidenza) e quindi il giudizio finale è stato quello della classe 2A.


6) Perché gli studi di molti biologi e nutrizionisti vengono usati per sollevare dubbi sulla classificazione IARC?

Perché é un errore. Nel senso che per IARC non è rilevante il fatto che un certo agente abbia effetti benefici su altri aspetti della salute. L’agenzia verifica se le conoscenze scientifiche permettono o meno di associare un agente al cancro. I numerosi studi sugli effetti benefici del consumo di carne non sono in contrapposizione alle conclusioni della monografia.


7) Cosa dice lo studio canadese del 2019?

La pubblicazione del 2019 prende in esame una serie di indagini e studi indicando che diminuendo il consumo di 3 porzioni a settimana di carne rossa non diminuisce in modo evidente il rischio di contrarre tumori. 


8) Il nuovo studio smentisce la IARC?

No. Lo studio in esame aggiunge elementi alla già labile classificazione IARC. La stessa Agenzia parla infatti di limitate evidenze.


9) Dopo il nuovo studio la IARC dovrà rivedere la classificazione?

Non è detto. La monografia IARC ha una bibliografia di 800 citazioni. Qualora le nuove evidenze dovessero assumere una rilevanza statistica significativa, l’argomento verrebbe ripreso in carico come accade ed è accaduto nei riguardi di vari agenti.


10) Quindi come dobbiamo comportarci?

Abbiamo la certezza che nelle carni processate a livello industriale si sviluppano sostanze cancerogene così come nelle cotture ad alte temperature. Abbiamo limitate certezze circa l’associazione tra insorgenza di cancro e consumo di carni rosse così come nutrizionisti che sottolineano i vantaggi associati allo stesso comportamenti. Questo è quello che la scienza può affermare oggi e le nostre azioni, così come per altri numerosi cancerogeni inseriti nelle liste di cui sopra, possono prenderne atto o meno. L’importante è che ci si informi in modo consapevole e non lasciandosi coinvolgere in crociate che non hanno senso rispetto alla portata degli studi in esame.


A mio avviso, se esiste una certezza, è che i prodotti molto processati dal punto di vista industriale hanno una serie di caratteristiche, svantaggi e anche rischi per i quali personalmente faccio di tutto per limitarne l’uso (ripeto: è una scelta individuale).





Santa Marinella (Rm) - 4 ottobre 2019

Stefano Massera



Per approfondire:




In rete sono presenti numerosi fonti italiane e straniere su questi argomenti.

Tra questi suggerisco:



·       Comprendere la classificazione IRAC: Preambolo

·       Elenco monografie IARC su www.iarc.fr

·       Monografia IARC 114/2018

·       Consumo di carni rosse e AIRC

·       Lo studio del 2019

sabato 21 settembre 2019

Leggere E-book è "green"?

Stiamo per comparare un e-reader e siamo assaliti da un dubbio: leggere e-book invece che libri di carta è una scelta ecologicamente vantaggiosa? 

Per provare a rispondere a questo interrogativo dobbiamo andare a scovare le impronte ecologiche dei diversi prodotti.
La produzione di un libro di carta comporta consumo di cellulosa, acqua, energia e inchiostro oltre che emissioni dovute al trasporto in libreria o comunque a casa nostra.
Per l'e-reader dobbiamo invece considerare i metalli e la plastica per la produzione, i metalli necesari ai circuiti, l'energia e l'acqua per la produzione, il trasporto e il consumo di energia per il trasferimento di dati e l'accensione.
Dal punto di vista della CO2 (anidride carbonica) equivalente a quanto pare produrre un kindle grava per circa 170 Kg mentre un libro mediamente per 7,5 kg. Se i dati sono corretti alla lettura del 25° libro inizieremmo a far bene all'ambiente. Ci sono poi i consumi di energia degli e-reader che gravano per il 5-10%: diciamo per sicurezza che con 30 libri letti su un ebook dal punto di vista della CO2 equivalente dovremmo essere in bilancio positivo e aver fatto una scelta ecologicamente vantaggiosa.   
C'è poi da consideare l'impronta idrica per la quale i dati non sono così chiari. In ogni caso per un e-reader si stimano oltre 300 l mentre per un libro di 100 pagine circa 250 l; considerato che produrre un e-book "costa" meno di mezzo litro di acqua, da questo punto di vista la bilancia sembra fortemente a favore del nostro difficile passo verso la tecnologia a discapito della carta.
Consideriamo inoltre il fine vita: al termine del suo ciclo vitale il libro può essere bruciato ("riciclato per produrre energia" direbbe qualcuno) mentre un e-reader qualche problema in più efettivamente lo comporta perché i trattamenti previsti per i rifiuti da apparecchiature elettroniche (RAEE) sono abbastanza articolati. 
Ci sono infine i metalli e le tanto ambite terre rare contenute negli e-reader e certamente assenti nei libri salvo che qualcosa negli inchiostri. Da questo punto di vista la scelta dell'ebook diventa vantaggiosa solo per un elevato utilizzo.  
Nel complesso ci sono, infine, dati che attestano che l'industria dei computer, telecomunicazioni, smartphone ecc. (ICT) sta incrementando verticalmente il suo contributo al global warming. Dall'1% di CO2 del 2007 è passata al 3,5% attuale e raggiungerà il 20% nel 2040. Un incremento così esponenziale sarà giustificato solo se con queste tecnologie riusciremo a ridurre senbilmente i trasporti e le produzioni convenzionali; diversamente avremo solo ulteriormente pegigorato le cose.

In definitiva: la scelta dell'ebook ispetto alla lettura tradizionale appare vantaggiosa dal punto di vista ambientale raccomandando un uso abbastanza massiccio del dispositivo. 
Cerchiamo comunque altri dati e vedremo di approfondire ancora di più. 


Fonti: 
https://slate.com/technology/2010/08/are-ipads-and-kindles-better-for-the-environment-than-books.html
https://theconversation.com/how-smartphones-are-heating-up-the-planet-92793
https://www.inverse.com/article/42868-smartphones-increasing-carbon-footprint

martedì 6 agosto 2019

Recensione "Amianto" di Alberto Prunetti




Mi rivolgo a chi fa il mio mestiere: agli igienisti industriali, ai formatori, ai tanti specialisti e professionisti della sicurezza. Ho appena finito di leggere il libro “Amianto” di Roberto Prunetti e mi sento veramente in obbligo di spendere due parole per raccomandarlo a tutti. In particolare a chi, come me, si occupa di sicurezza sul lavoro e igiene industriale per scelta di vita e attività lavorativa.
Amianto è un punto di vista. E’ un punto di vista che non possiamo dimenticare o far finta di perdere tra i meandri e i cavilli della legge che proviamo ad applicare e a far rispettare. E’ il punto di vista di chi perde la vita, di chi lavora, di chi ha dedicato l’esistenza ad andare aventi in una giungla di tubi di acciaio infestata da nebbie di esalazioni ignote e disseminata di ostacoli più grandi di loro.
Il tema non c’è bisogno di raccontarlo. Al massimo sintetizzarlo come la più grande tragedia della storia dell’igiene del lavoro. Un errore industriale che ha tolto la vita finora ad almeno 4 milioni di persone e con il quale dovremo continuare a combattere per numerosi altri decenni.
La scrittura è vera, efficace, urlata e soave come serve per chi non riesce più ad ascoltare. Verso chi pensa che il lavoro sia un concetto del passato ma anche verso chi si è accoccolato tra le spire molli di una società postindustriale dove la nostra comodità è spesso polvere sotto i tappeti altrui. E’ un urlo verso tutto e tutti e così va letto. Non soffermatevi su certe rapide e necessarie conclusioni, neanche sulle inevitabili inesattezze in una materia così complessa: questo è il grido di dolore di una generazione che si è immolata in nome di una crescita industriale che troppo spesso ha innestato una marcia insostenibile. E verso uno stato e una collettività che, in nome di quella velocità, hanno accettato rischi inaccettabili.
Si ride, si ride pure in questo testo. Si sorride nei racconti di un’infanzia con le ginocchia sbucciate, condita dal sarcasmo inimitabile dei toscani, immaginando questi uomini di altri tempi la cui forza era pari solo alla loro bontà. Si sogna leggendo la convinzione dei loro ideali e si soffre scoprendo la loro ingenuità di fronte a certi pericoli, a certe storture a certe mostruosità. E’ un racconto di una generazione andata; andata perché non siamo capaci più neanche di immaginarla in un mondo, quello di oggi, dove quel passato è esattamente la realtà di altri. Un mondo dove oltre 110 nazioni ancora non hanno ritenuto di mettere al bando l’amianto, un agente classificato cancerogeno da ormai oltre 45 anni.
La raccomandazione è quindi proprio per chi fa il nostro lavoro. Per chi si occupa di rischi, di igiene del lavoro. L’augurio è che testi come questo ci entrino dentro e ci aiutino a uscire dal torpore nel quale siamo relegati troppo spesso da norme incomprensibili e raffinati sofismi.
Leggiamolo questo libro e riscopriamo le persone: l’unico vero e nobile motore della nostra fortunata attività.